Rodolfo e Isotta

Periodo: Nuova Work, ottobre 1925.

Scena: Rodolfo Valentino attende su una Isotta Fraschini Tipo 8 AS sua moglie Natascia al Waldorf-Astoria.

 

… Se ne stava lì seduto, all’interno della sua Isotta Fraschini, nell’angolo destro dell’accogliente divano posteriore ricoperto di caldo panno di lana: pensava alla fredda pelle del sedile di guida.

Aveva mollemente abbandonato l’avambraccio sul poggiolo e stava pigramente saggiando, senza porvi troppa attenzione, la levigata compattezza dei lucidi bottoni in osso nero del dispositivo di comando per dare istruzioni allo chaffeur.

Oltre il finestrino la vita intensa della strada riusciva appena a distrarlo, osservava distrattamente la lussuosa frenesia di Park Avenue.

Il portiere del prestigioso Waldorf-Astoria sembrava inamidato nella sua altera livrea gallonata, era tutto intento a sistemarsi il colletto della giacca e si era impettito al passaggio di una giovane donna molto più elegante dell’abito alla moda che indossava: erano gli anni dell’american way of life, ma nessuno sembrava prestarvi troppa attenzione.

L’attesa di Rodolfo continuava e la solitudine dell’abitacolo della confortevole Isotta “Tipo 8 AS” stava impossessandosi del suo tempo. Fissava senza convinzione la pochette nel taschino: gliela aveva regalata sua sorella Maria, a Milano; era stato a trovarla l’anno prima durante il lungo viaggio in Europa e quindi in Italia, la sua terra, la terra da dove era partito…

Stava ripensando a sua madre, a quando gli aveva inviato il denaro necessario a tornare a casa da Parigi, alla festa che aveva organizzato per il suo rientro da Nervi dopo aver conseguito il diploma, a quell’intesa che c’era sempre stata con lei fin da bambino e che ora, che era diventato famoso, avrebbe voluto contraccambiare portandola a vivere con se in quell’America che era un sogno e che, a guardarla da Castellaneta, sembrava molto di più che un sogno: quasi un miraggio!

Anche il tempo per i ricordi si era esaurito e l’attesa aveva nuovamente preso il sopravvento. Rodolfo aveva già posato la mano sulla scatola dei sigari, quando pensò che fumare potesse essere un ottimo diversivo

“… il modo più nobile per impiegare questo lungo tempo di attesa… “ si era detto.

Mentre sceglieva le vitolas più interessanti si fermò a osservare gli allegri colori e le insolite forme dei sigilli che circondavano la fascia di ciascun sigaro. Il marrone, l’oro, i caratteri in rilievo e poi il blu, il rosso, le forme sagomate. Gli apparve in un baleno un particolare del proprio appartamento: la vetrinetta dove raccoglieva e conservava le bambole con i costumi tipici della tradizione e delle differenti epoche dei Paesi che aveva visitato o di cui aveva letto. Aveva una vera e propria passione per i costumi etnici e per il folklore, spesso acquistava libri in lingua originale da inserire nella propria libreria e poi li leggeva sia in italiano che in inglese per essere certo di apprendere ogni sfumatura.

Il portiere, là fuori invece, stava preparando la mimica del sorriso con cui avrebbe accolto il prossimo cliente dell’albergo.

Rodolfo aveva ormai perso la cognizione del tempo, si era accorto quasi per caso di giocherellare col bottone al centro della seconda fila del dispositivo di comando. La sua attenzione s’era invischiata all’improvviso in una futile curiosità:

“Sul quadro luminoso del cruscotto che ripete i comandi per l’autista, la luce del segnale di STOP lampeggia a intermittenze regolari oppure conserva una luminosità costante?”

Per uno strano gioco della mente umana si era sì reso conto della banalità della domanda, ma non riusciva a capacitarsi di come, queste riflessioni, potessero impadronirsi del suo pensiero!

Intanto il portiere era sempre là, sempre apparentemente disinteressato alla vita della strada che gli scorreva attorno, quasi a ricordargli ostinatamente che Natascia era ancora là dentro…

“Possibile che stia ancora chiacchierando con la sua amica Jane? ma, chissà… forse ha incontrato un produttore garbato che le sta offrendo la possibilità di realizzare la sceneggiatura del suo prossimo film?

Forse l’ammiratore garbato non è un produttore, ma un occasionale dongiovanni o, forse, un amante premeditato e ricercato per quel gretto capriccio; circuito e voluto solo per poter vendicare le scenografie ora affidate a William Cameron Menzies! per dimostrare, ma soprattutto per convincere se stessa, che lei era ben più importante di una qualsiasi, seppur famosa, casa di produzione cinematografica… ”

Le riflessioni si stavano moltiplicando, così un po’ come i bagliori dei fanali delle auto in transito, che andavano a riflettersi sulla lucida carrozzeria della bella Isotta Tipo 8 AS parcheggiata a lato dell’ingresso del sontuoso albergo. Rodolfo cercava di capire, voleva una motivazione e, soprattutto, si sforzava di illudersi che fosse solo un detestabile impedimento professionale ad allontanarlo da Natascia, ma la sua intelligenza non era disposta a cedere a quell’inganno! Ormai se ne era reso conto: i divi, e lui in fondo sapeva di esserlo, sono oggetti nelle mani del potere costruito e voluto da quella Hollywood che aveva generato la sua unione e così ora ne aveva decretato il capolinea; ne era perfettamente conscio.

A questo punto ogni ulteriore riflessione sarebbe stata superflua, nessun pentimento aveva più importanza: si sarebbe comunque acceso quel sigaro!

 

Finale: il mito e il fascino di Rodolfo Valentino evocano ambienti e atmosfere altrettanto mitici, come il celeberrimo Waldorf-Astoria Hotel o la lussuosissima Isotta Fraschini Tipo 8 AS. Davvero un peccato che la sua prematura morte nel 1926 gli abbiano impedito di viverli dal vero: il nuovo Waldorf-Astoria in Park Avenue fu costruito nel 1931 e la Tipo 8 AS nel 1925 era solo un sogno nella mente del suo progettista…

Gli Interpreti


Le fonti


Rodolfo e Isotta. Ecco le fonti bibliografiche che hanno reso possibile questo racconto nei testi, nelle immagini e nell'ispirazione.

  • Isotta Fraschini - Angelo Tito Anselmi - 1977 - Ed. Milani
  • Carrozzieri italiani (Volume 11) / Carrozzeria Castagna - Alberto Fornai
  • When the Astors owned New York - Justin Kaplan - 2007 - Ed. Plume

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