Le tartarughe del poeta

Periodo: Gardone Riviera, 28 Aprile 1932.

Scena: Prospero Gianferrari, consigliere delegato e direttore generale dell’Alfa Romeo e Tazio Nuvolari, il mitico mantovano volante, sono in visita dal Vate, Gabriele d’Annunzio, che li ospita per pranzo.

 

L’ingegnere Gianferrari, la sera prima, aveva riposto il telegramma con provenienza Gardone Riviera nello scomparto della sua scrivania. Era da qualche giorno che si animava in lui il pensiero dell’incontro al Vittoriale degli Italiani con il Comandante Gabriele d’Annunzio, in persona.

Per quanto la visita fosse programmata e in una certa qual misura reciprocamente interessata, l’attenzione s’era soffermata sul quel “dove ogni cerimonia è abolita”.

Avrebbe quindi potuto fare libero accenno alle Aviolinee Italiane che, con determinazione, aveva fondato cinque anni avanti e nelle quali profondeva grande impegno, reggendone pure la presidenza. Il Vate era noto a tutti per la sua storica trasvolata su Vienna, dell’ormai lontanissimo 1918, assieme al fidato comandante Natale Palli e l’epopea di quell’azione avrebbe potuto costituire un’efficace propulsore per la costruzione della pubblica notorietà della A.L.I.

Aveva preparato quell’incontro con la sua consueta meticolosa programmazione.

Sapeva di rivestire maggiormente il ruolo dell’accompagnatore e sapeva pure che d’Annunzio desiderava principalmente incontrare a tu per tu l’impareggiabile Nuvolari; ma era la personalità eclettica, istrionica, comunque sopra le righe, del Comandante a metterlo un po’ in imbarazzo.

D’Annunzio era un fiume carsico, beh i trascorsi eventi di Fiume non potevano che dargli questa connotazione, un torrente che scorreva in complesse profondità per poi emergere impetuoso e fuoriuscire con veemenza dagli argini che il sentire comune e le regole civili imponevano alle relazioni sociali.

Ma forse quel “dove ogni cerimonia è abolita” del telegramma avrebbe anche significato poter fare qualche incontro inusuale… erano dicerie, ma di fatto ben fondate, che al Vittoriale fossero presenti attrici, cantanti, poetesse o generiche conoscenti, estimatrici del Vate che venivano addirittura ospitate nella Prioria, la casa abitata da d’Annunzio, per un intero soggiorno. Forse avrebbero potuto intravedere o financo incontrare una di quelle donne che egli frequentava…

Intanto l’ingegnere Gianferrari guidava con attenzione e seguiva con precisione la strada, osservando di quando in quando il grande Nuvolari impegnato nella sua silente osservazione del paesaggio al di là del finestrino.

Si sapeva dai giornali e anche dai racconti meno discreti della presenza della Signora del Vittoriale, la pianista Luisa Baccara che abitava stabilmente con lui e che la si potesse incontrare nella Stanza della musica…

Una tenace curiosità, rivestita di quell’ammiccante sensazione del non consentito, ne rendeva ancora più inebriante il pensiero. A onor del vero, era lo stesso “sentimento” che, senza confessarselo, animava pure Nuvolari durante il viaggio di avvicinamento. Viaggio che, come suo solito, stava trascorrendo restando piuttosto taciturno.

Anche in quest’occasione, l’intensa attività politica aveva permesso all’onorevole Prospero di cogliere sensazioni e aspetti sottaciuti degli interlocutori con i quali aveva a che fare:

“Abbiamo superato il paese di Gavardo, attraversato dal suo spumeggiante torrente!

Ora la strada è in discesa, verso il lago… non sembra anche a voi, Tazio, che la temperatura fuori sia più gradevole?

… Se avete qualche domanda, che magari vi arrovella, non esitate. So che non siete uso, ma tra non molto saremo al cospetto del Comandante e non potrò più soddisfare con facilità le vostre richieste.”

E infatti Tazio sapeva per esperienza che, al termine dei Gran Premi giunto alla premiazione ufficiale, prima di salire sul podio, doveva ossequiare le Autorità presenti secondo il galateo di regime con il saluto romano.

Ma ora si sarebbe trovato di fronte a Gabriele d’Annunzio e si chiedeva come avrebbe potuto, o forse dovuto, salutare al meglio…

L’ingegnere Gianferrari, con semplici parole, gli aveva comunicato come agli occhi di d’Annunzio fosse lui, oggi, la vera Autorità e che avrebbe quasi certamente assistito a una copiosa incensazione della sua persona e delle sue attività agonistiche. Una calorosa e quanto più possibile “fraterna” stretta di mano sarebbe stata il meglio.

Varcato l’ingresso del Vittoriale degli Italiani e lasciati alle spalle un paio di colonne sovrastate dai relativi cimeli, erano giunti all’Esedra dove pensavano di arrestarsi e poter parcheggiare, ma il Vate festante si prodigava nel far continuare loro il cammino.

La nuovissima Alfa 1750 GTC a 6 cilindri, carrozzata berlina, avanza quindi lentamente con la sua lucida carrozzeria attraverso gli archi del sovrappasso che collega la nuova residenza di Schifamondo con gli erigendi Uffici della Santa Fabbrica, così li aveva in seguito descritti lo stesso d’Annunzio con il suo roboante linguaggio.

Si fermarono nella piazzetta Dalmata, dove c’era ad attenderli il “Signore della luce e dell’ombra”, in realtà il molto più comune fotografo bresciano Dante Bravo unico ammesso, però, dal Vate a ritrarre lui e gli ospiti a lui graditi.

Il Comandante era quasi incontenibile nella festante manifestazione di accoglienza.

L’ingegnere Gianferrari aveva raccolto qualche informazione e si stava letteralmente gustando l’evento, pur conscio di correre il rischio o, peggio, di trovarsi in reale obbligo di vedersi costretto a cedere gratuitamente una fiammante Alfa al voluttuoso Principe di Monte Nevoso…

Ciò che, invece, lo lasciava un poco in apprensione era l’aver esposto l’inerme Nuvolari a quel fuoco di parole ed espressioni che, probabilmente, aveva raramente udito in precedenza in vita sua.

Erano usciti dal Cenacolo delle reliquie dove Nuvolari aveva ricevuto, a suggello dell’incontro, la foto ritratto del Comandante che arringa i suoi Arditi a Fiume, con una speciale dedica a lui rivolta. In quel frastuono di vocaboli e di declamazioni aveva infine appreso a sentirsi chiamato in causa ogni qualvolta il proclamato Principe di Montenevoso pronunciava un “Folgore” o un “Uomo del vento”.

Dopo pochi minuti erano passati nella Stanza del Lebbroso, meno densamente adorna della precedente, di stile decò e dotata di alcova, posizionata su una pedana. L’affabulazione tra i due era decisamente intensa e di certo monodirezionale… ma con il passare degli istanti e dell’alternarsi dei temi affrontati, Nuvolari aveva ripreso a vestire i suoi panni di inafferrabile conquistatore di vittorie e la sua aurea lo metteva in dialogo con quell’altrettanto inafferrabile conquistatore di anime e di consensi.

“Ma dite, o Folgore… l’audacia vostra è impareggiabile e so per certo è in esubero in ogni vostra superba azione! Lo stile vostro, fulmineo e ardito nella guida, illustra l’opera ai vostri inseguitori e lascia anche me ammaliato. Quale magia praticate alla automobile in piena velocità, domandola per poi costringerla al suo restio intento di compiere la curva?”

L’ingegnere Gianferrari aveva percepito un lieve senso di disagio da parte di Nuvolari, ora che il Vate aveva preso a interrogarlo in maniera diretta. Si era accorto dell’espressione interrogativa che trapelava sul volto del campione; aveva notato un lieve inarcarsi dell’arco sopraccigliare e financo le pupille gli apparivano come un poco dilatate… Tazio, a dire il vero, non aveva ben compreso cosa il Comandante volesse chiedergli in quello stile per lui sconosciuto di utilizzare la lingua italiana.

Aveva indugiato un poco e poi, risoluto come in gara, ne era uscito fulmineo con un conciso:

“Quando corro, corro per vincere!”

D’Annunzio apparve come rapito da quelle poche, semplici parole!

Il loro verboso peregrinare per l’edificio aveva trovato una temporanea sosta al piano superiore nella nuova luminosa Stanza della Cheli.

La loquacità del Vate si era ora aperta con più intensità verso l’Onorevole Prospero e si soffermava, di tanto in tanto, a descrivere le portate del pranzo cucinate dalla cuoca francese del Vittoriale, da lui ribattezzata, con quel vizio tipico degli scrittori di dare nuovi nomi a battesimo, Suor Albinea.

Con maliziosa piaggeria non aveva poi trascurato di presentare la tartaruga Cheli, il grande vero carapace con corpo interno rimodellato in bronzo, dono della marchesa Luisa Casati, posto lì sulla tavola e morta di indigestione per aver mangiato troppe tuberose nel suo splendido giardino…

L’ingegnere Gianferrari si arrestò un istante e avvertì il desiderio di sezionare ulteriormente il boccone che stava portando alla bocca.

Conclusosi il pranzo, la piccola compagnia s’avventurò per i giardini della Prioria con meta la nave Puglia, quasi un precetto per ogni ospite dannunziano e idilliaco viatico per il grande Nuvolari verso la prova dell’auto, chiaramente a tutta velocità, sulla strada che da Gargnano conduce sino a Riva, nel territorio trentino del Garda.

Si percepiva attorno alle loro due persone una sorta di elettrico magnetismo.

Erano appena tornati dall’avventurosa corsa e lo spirito del Vate era raggiante. Tutto era apparecchiato, c’erano i marrons glacés e lo champagne alla giusta temperatura; l’immaginifico d’Annunzio aveva concepito il momento più aulico della visita: la consegna all’impareggiabile “Nuvolari, legionario degli autodromi” della tartarughina d’oro forgiata dall’abile Renzo Brozzi!

Quasi con un suadente sussurro il Vate aveva letto all’eroe Tazio la personalissima dedica: “All’uomo più veloce del mondo, l’animale più lento”.

 

Finale: al di là delle dediche scritte e passate quindi alla storia, non posso avere certezze sulle reali parole che i due si scambiarono. Certo è che, alla prima in oro, seguirono una seconda e una terza tartaruga, questa volta in argento, realizzate dalla gioielleria Mario Buccellati di Milano. A consegnarle il 2 Maggio del 1932 fu Pietro Bonini, collaudatore dell’Alfa Romeo, che le ricevette da un collaboratore di d’Annunzio assieme alla dedica: “Nelle mani di Pietro Bonini dell’Alfa da quelle di Gabriele d’Annunzio dell’Omega”.

Gli Interpreti


Le fonti


Le tartarughe del poeta. Ecco le fonti bibliografiche che hanno reso possibile questo racconto nei testi, nelle immagini e nell'ispirazione.

  • Prospero Gianferrari. Un uomo del Portello - Stefano d'Amico, Lorenzo Ardizio - 2014 - Ed. RIAR
  • Alfa Romeo Tipo 6C 1500 1750 1900 - Angela Cherrett - 1990 - Ed. G. Nada
  • Gabriele d'Annunzio e il Vittoriale - Anna Villari - 2009 - Ed. Silvana Editoriale

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